Arte e Cultura

Arte e Cultura

L’arte e la cultura

Esistono, nell’attuale territorio di Saonara, alcuni monumenti artistici di grande bellezza: la religiosità della popolazione si espresse nei secoli attraverso l’edificazione di splendide chiese, più volte restaurate, ampliate o ridecorate in modo da corrispondere alle esigenze ed al gusto artistico dell’epoca: forse la più importante dal punto di vista storico è l’antica chiesa delle Muneghette. Questo edificio sacro dalla semplice struttura è quanto rimane di un monastero femminile aggregato, probabilmente ai primi del Cinquecento, al monastero benedettino di Sant’Anna di Padova. I documenti pervenutici ne confermano l’esistenza fin dai primi del Duecento e lo descrivono come un edificio di una certa importanza, dotato di una chiesa a tre navate dedicata a Santa Maria Assunta. Il monastero fu soppresso dopo la prima metà del Cinquecento e della costruzione non è rimasta alcuna traccia. La chiesa oggi presenta una sola navata: all’interno sono stati fortunosamente ritrovati alcuni affreschi, purtroppo parzialmente deteriorati, eseguiti da un ignoto pittore padovano della fine del Quattrocento.

Nel territorio saonarese sono presenti due chiese parrocchiali. La prima, San Martino di Tours, è nominata nei documenti a partire dal secolo XII: cappella alle dipendenze della pieve di Sant’Angelo di Sacco, era un edificio di dimensioni piuttosto modeste, ad una sola navata; nel mezzo, secondo le descrizioni riportate nei resoconti delle visite pastorali, un muricciolo divideva la parte riservata agli uomini da quella delle donne. Accanto alla chiesa c’ era il campanile dotato di due campane. Questa prima costruzione rimase in uso fino alla metà del Settecento quando, per il continuo aumento della popolazione, si rese necessaria la costruzione di un nuovo e più vasto edificio, progettato ed eretto in soli cinque anni. Nel 1798 si affiancò alla chiesa una nuova torre campanaria, ornata da un caratteristico cupolino “a cipolla”. Ad un secolo di distanza dall’edificazione fu aggiunto il frontone e nuovi restauri furono condotti ai primi del novecento, poco prima della consacrazione solenne della chiesa, avvenuta nel maggio del 1915. All’interno si possono ammirare i cinque altari marmorei provenienti dalla chiesa padovana di Sant’Agostino: sul maggiore si notano due Angeli, opera del Bonazza. Pregevoli i due dipinti del Vicari e la pala del Gazzotto, rappresentante San Martino di Tours, eseguiti nel 1860.

La seconda chiesa, la parrocchiale dei Santi Simone e Giuda a Villatora, ha origini altrettanto antiche ed è ricordata in un documento del 1171 fra le cappelle dipendenti dalla pieve di Santa Maria di Sarmazza. Dapprima legata alla Forania di Noventa, passò nel 1920 sotto quella di Voltabarozzo per essere, infine, aggregata al Vicariato di Legnaro (1940). Intorno alla metà del XVIII secolo anche la chiesa di Villatora fu giudicata troppo angusta e fu quindi sostituita da un nuovo edificio, inaugurato nel 1780: numerosi interventi di ristrutturazione furono attuati tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento e finalmente la chiesa fu consacrata nel 1919. Nuovi ed importanti lavori di ampliamento furono condotti alla fine degli anni Cinquanta.

Saonara, come numerosi altri comuni dell’entroterra veneto, fu ornata di belle ville gentilizie, case padronali raffinate circondate da costruzioni ad uso agricolo e spesso dotate di piccoli oratori privati: anche questi sono coscienziosamente elencati e descritti nelle visite pastorali. Sappiamo quindi dell’esistenza di un Oratorio di Santa Maria Maddalena, fatto erigere dagli Enselmini ai primi del Trecento in località Brentasecca, e di numerosi altri, più recenti, edificati tra il Seicento e l’Ottocento. Anche la più nota fra le ville del territorio, la Cittadella – Vigodarzere – Valmarana, ne possiede uno; la villa è famosa per il suo vasto parco romantico progettato e realizzato dal geniale Giuseppe Jappelli (1816), peraltro non nuovo ad esperienze architettoniche di questo genere. La tradizione vuole che la creazione del giardino servì a dar lavoro ai contadini impoveriti dalla carestia: mecenate della costruzione fu il cavalier Antonio Vigodarzere, proprietario della villa e di un vasto fondo agricolo a Saonara. Sul terreno pianeggiante fu eretto addirittura un colle e creati una grotta ed un lago. Il paesaggio estremamente scenografico ottenuto dal grande artista fu poi completato con la costruzione di edifici di vario stile e ricca decorazione. Il più elaborato è la grotta dei Templari, ispirata al gusto neogotico così diffuso in epoca romantica: l’interno ricrea un antro selvaggio e misterioso, luogo di celebrazione di oscuri riti, dove spicca la statua androgina di Baffometto.

Di tutt’altro stile la semplice Casa del Mugnaio. Qui, nel corso degli scavi per l’erezione delle fondamenta, furono rinvenute ossa, urne funerarie e numerosi reperti che attesterebbero l’esistenza di un nucleo abitato di età romana.

Neoclassicamente ispirato al Pantheon, il Tempietto o Oratorio dell’Immacolata è il monumento sepolcrale del cavalier Vigodarzere, realizzato nel 1838 dall’architetto Sacchetti. All’interno si possono ammirare il medaglione riproducente il profilo di Nicolò, fratello del defunto, ed un pregevole bassorilievo marmoreo rappresentante gli ultimi istanti di vita del Vigodarzere, opera del Rinaldi. Del Ferrari è invece la bella statua della Vergine che si può ammirare sull’altare. Il “Piccolo Pantheon Valmarana” è stato recentemente ristrutturato da un intervento al quale hanno contribuito la Soprintendenza ai Beni Culturali ed il Comune di Saonara; inoltre lo spazio antistante l’edificio è stato pavimentato e destinato all’uso di piazzetta pedonale.

Conosciuta per aver brevemente ospitato Vittorio Emanuele III durante la prima guerra mondiale, Villa Leone Sgaravatti è la più sontuosa fra tutte le dimore dei discendenti di quest’importante dinastia di florovivaisti e risale ai primi dell’Ottocento; sempre ottocentesca è la Casa Giuseppe Sgaravatti, mentre risale ai primi del Novecento la Villa Amedeo e Walter Sgaravatti. Villa Alberto Sgaravatti-ex Morosini conserva l’antico Oratorio di San Valentino e la vecchia “boaria”: le rimanenti strutture sono frutto di una ricostruzione risalente al secondo dopoguerra.

L’Ex Azienda Sgaravatti fu sede della ditta fondata nel 1820 e ben presto conosciuta in tutta Europa: dal 1925 l’edificio continuò ad ospitare le piante (nelle splendide serre ancora esistenti), mentre le sementi furono trasferite nella sede di Voltabarozzo. Successivamente, al declino delle fortune familiari, subentrò nella gestione Sgaravatti la Cooperativa Co.Vi.Sa.


I monumenti ai Caduti di Saonara

Nel Comune di Saonara sono presenti due monumenti a ricordo dei caduti nella Grande Guerra. Il primo è situato in piazzale S. Martino, composto di una statua in bronzo alta 1,85 metri del peso di 4,80 quintali, e rappresenta due combattenti: un portabandiera caduto e un soldato in azione. Venne realizzata dallo scultore Gino Cortelazzo di Este (di cui riporto sotto alcune note biografiche) mentre il basamento venne fatto da Dante Salmaso di Saonara. In una parete dietro ad esso sono installate due lastre di marmo che riportano i nomi dei soldati periti durante i due conflitti mondiali.

Saonara-monumCadutiPer risalire alla storia di questa scultura commemorativa bisogna ritornare indietro nel tempo alla fine degli anni Sessanta. L’opera venne realizzata grazie all’impegno della sezione locale Combattenti e Reduci, la quale, si impegnò per avere un monumento a ricordo dei «Suoi gloriosi Caduti per la Patria» (F. Pagliarin, Una voce di Saonara per i nostri ricordi, Abano Terme (Pd), Il Gerione, 1975). Fu così che la sezione decise di fondare un Comitato che reperì i fondi tra la popolazione ed enti di vario genere; l’opera venne inaugurata il 4 maggio 1969. I componenti del Comitato erano: Badon Guido; Badon Ermenegildo; Benetazzo Giuseppe; Bernardi Bruno; Borgato Giovanni; Boschieri Giuseppe; Carraro Sante; Carraro Walter; Lazzaro Alessandro; Michieli Giuseppe; Moressa Antonio; Pagliarin Ferruccio; Rado Attilio; Rebellato Luigi; Salmaso Dante; Salmaso Rino e Sorgato Francesco (Vedi F. Pagliarin, cit.).

Villatora-monumCadutiDavanti alla chiesa di Villatora (frazione di Saonara) è presente il secondo monumento. Porta il nome di Rodolfo Boni ed è datata 1925. Trattasi di un obelisco con un aquila posata sulla punta, dedicato ai caduti nella Prima Guerra Mondiale appartenenti a questa frazione; anch’esso venne edificato grazie all’aiuto di un comitato locale.

 

Gino Cortelazzo nasce a Este il 31 ottobre 1927. A 33 anni si iscrive all’Accademia d’Arte di Bologna. Allievo, tra i prediletti, di Umberto Mastroianni si diploma nel 1967. Nel 1968 con la scultura Operaio vince il suo primo importante riconoscimento, il Premio Suzzara e inizia una stagione di mostre nelle principali città italiane. Guadagna subito l’attenzione dei critici più avvertiti, come Giuseppe Marchiori, Guido Perocco e Giuseppe Mazzariol. Nel 1970 Raffaele De Grada lo chiama a insegnare scultura all’Accademia sperimentale di Ravenna vicino a Massimo Carrà, Gio Pomodoro, Luca Crippa, Tono Zancarano. Nel 1975 le opere di Cortelazzo entrano nei musei italiani e iniziano a uscire dall’ambito nazionale; sarà Giulio Carlo Argan a presentarlo in Germania e in Austria, poi andrà in Francia e in America Latina. Nel 1978 inaugura la casa-studio di Este che diventa luogo di incontro per artisti, intellettuali e critici. Nel 1984 la sua ricerca sul colore come materiale per la scultura giunge a risultati inediti, tra questi la scultura Luna a Key West, emblematica del suo amore per Hemingway. Muore il 6 novembre 1985.
(Vedi C. Argan, Il secondo Novecento – L’Arte Moderna Sansoni Per La Scuola, Firenze, 2001)

Autore: MATTIA MASSARO
Fonte: www.padovagrandeguerra.it

Pagina aggiornata il 17/07/2024

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